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IL CAPITANO - Di Lorenzo: "Ho avuto subito grande intesa con Garcia, vorrei rigiocare le gare contro il Milan, dopo la vittoria contro la Roma abbiamo capito che avremmo vinto lo Scudetto, campionato o Champions League? Tutti e due"
01.08.2023 08:37 di Redazione

NAPOLI - Giovanni Di Lorenzo, terzino e capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport:

 

Ora è il capitano del Napoli.

 

"La fascia che è appartenuta a Diego è sul mio braccio. Rappresento compagni semplicemente favolosi e ne sono fiero: di più non potrei chiedere. Io quasi trentenne? Ma per la vecchiaia c’è tempo e il ruolo si è evoluto. Sono entrato in una parte inedita, con l’aiuto di Spalletti al quale devo tanto, perché mi ha aperto un mondo, ha fatto di me altro. Ho sempre avuto un gran rapporto con i tecnici ed è così pure con Garcia, con il quale l’intesa è scattata immediata".

 

L’investitura o, se vogliamo, la vestizione, appartiene a Spalletti.

 

"Con il quale ho un rapporto di straordinaria umanità. Mi chiama, mi parla e mi dice che l’ha già fatto con il nucleo storico della squadra. Ci incontriamo, ribadisce il concetto e poi osserva e ascolta: furono tutti d’accordo, una condivisione di massa. E qui ci sono calciatori che sono arrivati ben prima di me. Ho scoperto la profondità dell’orgoglio".

 

La gara in cui avete capito che sareste diventati campioni d’Italia?

 

"Dopo il 2-1 con la Roma al Maradona, vinta in prossimità del 90’. Potevamo accontentarci, fare di calcolo, invece abbiamo voluto quei tre punti e ci siamo ritrovati con l’Inter a tredici. Non erano tantissimi, non erano pochissimi, anche se eravamo alla fine di gennaio. Ma quella sera ci siamo impadroniti del nostro destino, abbiamo scavato un fosso dalla seconda e soprattutto abbiamo lanciato un messaggio pure a noi stessi. Non è un caso se poi il distacco si è ingigantito.  "Ovviamente tutto si azzera, ma sappiamo che chi ha lo scudetto al petto viene considerato la squadra favorita. E forse è giusto così. Il mercato è aperto, le altre si rinforzeranno, i giochini dei pronostici non mi appassionano e non li faccio, ma noi siamo quelli di due mesi fa: abbiamo fame, sapremo resettare ciò ch’è stato e calarci nella nuova dimensione. Abbiamo festeggiato il giusto e però adesso si ricomincia".

 

Campionato o Champions?

 

"E perché non tutti e due? La nostra garanzia è la mentalità, un patrimonio che ci portiamo appresso e che ingigantisce la qualità del gruppo. E allora, confermo: tutti e due. Ce le andremo a giocare, poi si vedrà. E poi, gli effetti di questo trionfo sono qua: Dimaro e Castel di Sangro prese d’assedio; l’allegria dei nostri tifosi che ci coprono del loro amore. Una cosa posso garantirla: di vincere nessuno si è mai stancato, men che meno noi".

 

La sfida da ripetere.

 

"Vorrei rigiocare la partita con il Milan, l’andata o il ritorno di Champions, o semmai tutte e due. Le decisero gli episodi, i dettagli, il caso, anche il momento. Ma fu una delusione. E lo dico con il rispetto che si deve ad un’avversaria di assoluto valore".

 

Scelga una data della sua vita.

 

"Facciamo due, per cortesia: 11 luglio 2021, finale a Wembley con l’Inghilterra; 4 maggio 2023, Udine, la matematica certezza di aver conquistato il campionato".

 

È un uomo per la Storia: l’Italia non vinceva il titolo continentale da 53 anni, il Napoli non festeggiava da 33.

 

"E io ci sto dentro, con le emozioni di quei momenti. Me le porterò appresso sino alla vecchiaia, rappresentano il completamento di un percorso fantastico, quasi inimmaginabile".

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IL CAPITANO - Di Lorenzo: "Ho avuto subito grande intesa con Garcia, vorrei rigiocare le gare contro il Milan, dopo la vittoria contro la Roma abbiamo capito che avremmo vinto lo Scudetto, campionato o Champions League? Tutti e due"

di Napoli Magazine

01/08/2023 - 08:37

NAPOLI - Giovanni Di Lorenzo, terzino e capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport:

 

Ora è il capitano del Napoli.

 

"La fascia che è appartenuta a Diego è sul mio braccio. Rappresento compagni semplicemente favolosi e ne sono fiero: di più non potrei chiedere. Io quasi trentenne? Ma per la vecchiaia c’è tempo e il ruolo si è evoluto. Sono entrato in una parte inedita, con l’aiuto di Spalletti al quale devo tanto, perché mi ha aperto un mondo, ha fatto di me altro. Ho sempre avuto un gran rapporto con i tecnici ed è così pure con Garcia, con il quale l’intesa è scattata immediata".

 

L’investitura o, se vogliamo, la vestizione, appartiene a Spalletti.

 

"Con il quale ho un rapporto di straordinaria umanità. Mi chiama, mi parla e mi dice che l’ha già fatto con il nucleo storico della squadra. Ci incontriamo, ribadisce il concetto e poi osserva e ascolta: furono tutti d’accordo, una condivisione di massa. E qui ci sono calciatori che sono arrivati ben prima di me. Ho scoperto la profondità dell’orgoglio".

 

La gara in cui avete capito che sareste diventati campioni d’Italia?

 

"Dopo il 2-1 con la Roma al Maradona, vinta in prossimità del 90’. Potevamo accontentarci, fare di calcolo, invece abbiamo voluto quei tre punti e ci siamo ritrovati con l’Inter a tredici. Non erano tantissimi, non erano pochissimi, anche se eravamo alla fine di gennaio. Ma quella sera ci siamo impadroniti del nostro destino, abbiamo scavato un fosso dalla seconda e soprattutto abbiamo lanciato un messaggio pure a noi stessi. Non è un caso se poi il distacco si è ingigantito.  "Ovviamente tutto si azzera, ma sappiamo che chi ha lo scudetto al petto viene considerato la squadra favorita. E forse è giusto così. Il mercato è aperto, le altre si rinforzeranno, i giochini dei pronostici non mi appassionano e non li faccio, ma noi siamo quelli di due mesi fa: abbiamo fame, sapremo resettare ciò ch’è stato e calarci nella nuova dimensione. Abbiamo festeggiato il giusto e però adesso si ricomincia".

 

Campionato o Champions?

 

"E perché non tutti e due? La nostra garanzia è la mentalità, un patrimonio che ci portiamo appresso e che ingigantisce la qualità del gruppo. E allora, confermo: tutti e due. Ce le andremo a giocare, poi si vedrà. E poi, gli effetti di questo trionfo sono qua: Dimaro e Castel di Sangro prese d’assedio; l’allegria dei nostri tifosi che ci coprono del loro amore. Una cosa posso garantirla: di vincere nessuno si è mai stancato, men che meno noi".

 

La sfida da ripetere.

 

"Vorrei rigiocare la partita con il Milan, l’andata o il ritorno di Champions, o semmai tutte e due. Le decisero gli episodi, i dettagli, il caso, anche il momento. Ma fu una delusione. E lo dico con il rispetto che si deve ad un’avversaria di assoluto valore".

 

Scelga una data della sua vita.

 

"Facciamo due, per cortesia: 11 luglio 2021, finale a Wembley con l’Inghilterra; 4 maggio 2023, Udine, la matematica certezza di aver conquistato il campionato".

 

È un uomo per la Storia: l’Italia non vinceva il titolo continentale da 53 anni, il Napoli non festeggiava da 33.

 

"E io ci sto dentro, con le emozioni di quei momenti. Me le porterò appresso sino alla vecchiaia, rappresentano il completamento di un percorso fantastico, quasi inimmaginabile".